sabato, Luglio 27, 2024
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Non leggeremo più i “frammenti di riflessioni” di Pietrangelo Jaricci

di Salvatore Sfrecola

Non leggeremo più i “frammenti di riflessioni” di Pietrangelo Jaricci. Giurista raffinato, docente capace, come pochi, di trasmettere entusiasmo per le materie insegnate, avvocato brillante e coraggioso. Soprattutto un amico grande, grandissimo, come il dolore per la sua improvvisa scomparsa, portato via dal maledetto Covid che imperversa dovunque.

La avevo sentito qualche giorno fa, mi aveva inviato la consueta rubrica “Frammenti di riflessioni”, molto gradita ai lettori per i puntuali riferimenti a fatti che in qualche modo stimolavano la sua curiosità di giurista e cittadino. Così, se non mancava mai qualche breve riferimento alle più recenti sentenze della Cassazione e dei giudici amministrativi, contenenti novità o profili che riteneva di segnalare, annotava con ironia fatti della politica e della vita di questo nostro Paese, segnalando disfunzioni varie, anche nell’amministrazione della Capitale. Roma, come la squadra della quale era tifoso accanito. Eppure, sempre garbato, evitava con me, che sapeva laziale sfegatato, come si dice, di parlare di calcio e di commentare le partite nelle quali le nostre squadre erano coinvolte.

Un Signore, un gran Signore, nel tratto umano e nella sua attività di avvocato, pertanto stimato dai giudici che gli riconoscevano una straordinaria professionalità ed una grandissima correttezza. Ricordo che molti anni fa disse ad un mio amico, che gli avevo indirizzato, che non era il caso che ricorresse perché la sua pretesa non era fondata. Era una questione di liquidazione di quote di un fondo di previdenza. Il mio amico, convinto di aver ragione, si rivolse ad un altro avvocato, un nome altisonante, che chiese una sostanziosa parcella (era un ricorso collettivo) prima che fosse depositata la sentenza che, respingendo il ricorso, confermava l’indicazione del Prof. Jaricci.

È stato anche un docente appassionato del suo lavoro, da ultimo come titolare della cattedra di Diritto pubblico dell’economia nella facoltà di Economia de “La Sapienza”, attento agli studenti che assisteva accuratamente nelle tesi di laurea, anche con l’apporto di collaboratori di valore, magistrati amministrativi ed alti dirigenti dello Stato che lo coadiuvavano negli esami. Insieme a loro altri studiosi hanno nel tempo collaborato alla stesura di alcuni volumi di saggi di “Diritto pubblico dell’economia” che costituivano il testo del corso. Ne ricordo alcuni, in rigoroso ordine alfabetico: Bruno Amoroso, Franco Bartolomei, Alberto Barettori Arleri, Alessandro Cagnoli, Paolo De Camelis, Emidio di Giambattista, Renato Federici, Luigi Galateria, Francesco Malpica, Aldo Ravalli, Donatella Resta, Domenico Santelia, Massimo Stipo, Carlo Talice, Ovidio Tilesi.

Aveva iniziato la sua carriera di docente con Raffaele Resta, pugliese di Turi, allievo di Antonio Salandra. Autore di fondamentali riflessioni in tema di diritto e processo amministrativo, Resta, che sarà anche parlamentare e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, teneva in particolare considerazione il giovane Jaricci al quale affiderà, nel 1972, la cura della nuova edizione aggiornata della sua Giustizia amministrativa, lavoro che di certo sentiva maggiormente (sosteneva, infatti, con fermo convincimento, l’autonomia scientifica del diritto processuale amministrativo) e che, esaurito in breve tempo, venne ristampato nel 1974.

Avrei tanto ancora da dire di Pietrangelo Jaricci, anche delle nostre più recenti conversazioni, ancora alla vigilia del suo ricovero improvviso. Ma la commozione mi prende e la mente è come bloccata dal dolore per la perdita dell’amico affettuoso. Lo chiamavo “Maestro” e lui si rivolgeva a me “Presidente”, ricordando il più recente incarico alla Corte dei conti. Poi la conversazione dilagava sull’attualità e Pietrangelo e Salvatore conversavano amabilmente.

Mi mancherà. Tanto.

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