martedì, Ottobre 15, 2024
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Dall’Agenzia delle Dogane un virtuoso esempio di gestione della dirigenza

di Salvatore Sfrecola

Lo aveva scritto in un volume che molto successo ha riscosso tra gli addetti ai lavori (“Il declino del potere politico in Italia”, Rubbettino). Il reclutamento dei dirigenti pubblici al di fuori dei concorsi, sulla base dell’art. 19, comma 6, del decreto legislativo 165/2001, che consente nomine da parte dell’autorità politica è “un vero e proprio scandalo, da commedia all’italiana, che non solo sfregia la Costituzione, ma che, peggio ancora, non ha apportato alcun miglioramento oggettivo… non ha prodotto nulla in termini di incremento dell’efficienza dell’azione amministrativa”. Anzi, “mortifica le aspettative dei funzionari di ruolo che ricoprono posizioni apicali nelle varie amministrazioni di appartenenza e che aspirano a diventare dirigenti attraverso ulteriori prove selettive rispetti a quelle dei ingresso”.

E così, divenuto Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Roberto Alesse, dal 2003 dirigente generale della Presidenza del Consiglio, con esperienze in importanti incarichi istituzionali, tra cui quello di Presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali, autore di monografie e altre pubblicazioni scientifiche e docente presso università pubbliche e private, ha tradotto in atti concreti la sua critica severa alla gestione della dirigenza amministrativa. Infatti, è certamente lui ad aver ispirato la nota, in data 2 Marzo, con la quale il Direttore centrale dell’Agenzia, Rocco Flore, ha diffuso “un avviso per l’assegnazione della sede a seguito della cessazione degli incarichi dirigenziali di livello non generale conferiti ai sensi dell’articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”. E così, spiega la nota, il 31 marzo 2023 verranno a scadenza 55 incarichi di livello dirigenziale non generale affidati a funzionari di ruolo dell’Agenzia. “A suo tempo, a seguito del conferimento dei predetti incarichi, detti funzionari sono stati collocati in aspettativa e assegnati presso gli uffici nell’ambito dei quali svolgono le funzioni dirigenziali. Ciò premesso a decorrere dal 1° aprile 2023, i predetti 55 funzionari devono intendersi ricollocati presso gli uffici di organica appartenenza”.

In tal modo, l’Agenzia ha azzerato le nomine fiduciarie che Alesse aveva criticato in qualità di studioso. È da anni la battaglia di questo giornale, anche con rinvio alla giurisprudenza del controllo della Corte dei conti che ha censurato ripetutamente nomine di funzionari che non disponevano di un curriculum adeguato, quanto a professionalità ed esperienza, come la legge prevede per i casi, eccezionali, per i quali è consentito ai ministri di nominare dirigenti. Sennonché per le agenzie fiscali la legge istitutiva (n. 300 del 1999) non prevede, come per i ministeri, il controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti, con la conseguenza che le regole presidiate dalla magistratura contabile sono state ignorate dai responsabili delle agenzie. In particolare abbiamo segnalato ripetutamente come l’Agenzia delle Entrate abbia fatto costantemente ricorso a nomine fiduciarie nonostante avesse la possibilità di attingere agli idonei delle graduatorie dei concorsi a dirigente, com’è prassi e come è nell’interesse dell’amministrazione. Quegli idonei, infatti, sono comunque candidati che hanno superato le prove di concorso e non sono stati assunti in prima battuta solamente perché collocati nella graduatoria di merito oltre il numero dei vincitori.

Tutto questo è stato possibile grazie ad una singolare interpretazione della funzione di vigilanza che la legge attribuisce al Ministero dell’economia e delle finanze, che non la esercita, almeno quanto alle nomine, nonostante plurime pronunce del TAR Lazio, del Consiglio di Stato e della stessa Corte costituzionale. Da ultimo l’Agenzia delle entrate ha impugnato la sentenza del TAR del Lazio che aveva censurato la graduatoria di merito del concorso a dirigente quanto alla valutazione dei titoli di studio e professionali effettuata in aperta difformità dalle regole del bando.

Ora Roberto Alesse diventa un esempio positivo di legalità costituzionale e amministrativa, trasferendo le sue riflessioni scientifiche in azioni concrete, come si richiede a coloro ai quali sono affidate funzioni pubbliche che hanno “il dovere di adempierle con disciplina ed onore”, come si legge nell’art. 54, comma 2, della Costituzione. Sarà imitato dal collega Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle entrate e dell’Agenzia delle entrate-riscossione?

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